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05.08.2010

Pakasuchus: Il "coccodrillo gatto"

Dopo due anni di studi ricercatori dell’Università dell’Ohio hanno pubblicato la descrizione di una nuova specie di coccodrillo che mostra una peculiarità molto "mammaliana".
Le somiglianze ritrovate hanno perfino indotto i paleontologi a designare la specie
con il termine swahili per "gatto” (Paka): Pakasuchus kapilimai (anche se le due specie sistematicamente non centrano nulla – restiamo a osservare se i media generali capiranno il concetto).

Fig.1. Ricostruzione di Pakasuchus kapilimai (National Science Foundation / Zina Deretsky).

Il fossile pressoché completo (soprattutto il cranio) dell'animale è stato scoperto nel 2008 sulle sponde di un fiume in un bacino secondario della Rift Valley africana,
Rukwa Rift Basin nei pressi del lago Tanganica nello stato della Tanzania. I sedimenti fluviali da cui proviene il reperto sono datati a 105 milioni di anni, è hanno restituiti inoltre una grande varietà di altre specie di rettili, dinosauri e pesci (speriamo che in futuro sentiremo altre novità di questo giacimento).

I grandi coccodrilli moderni con i loro denti conici sono perfettamente adattati a catturare, trattenere e trascinare le loro prede, ma non a masticarla e processare il cibo già nella cavità orale. A differenza di essi, la nuova specie mostra molte peculiarità che ricordare tratti di mammiferi, era un animale piccolo e gracile, le placche ossee tipiche dei coccodrilli mostrano una riduzione per minimizzare la massa del corpo e aumentare la sua mobilità e gli arti sono molto snelli in relazione al corpo, ma la più grande sorpresa paleontologica è la complessa dentizione che questa specie aveva sviluppato. Il numero complessivo dei denti è molto ridotto se comparata ai coccodrilli moderni, ma altamente specializzati con una pronunciata conformazione eterodonte - i denti posteriori ricordano dei molari, sono ampi è le loro corone relative combaciano, formando come nei mammiferi delle placche capaci di tritare il cibo.

Fig.2. Cranio di Pakasuchus kapilimai, che in un' primo momento ricorda veramente il cranio di un sinapside, a parte che le aperture del cranio non coincidono (AFP / National Science Foundation / John Sattle).

Questi è altri caratteri pongono la nuova specie tra o relativa al sottoordine dei Notosuchia, un gruppo di “coccodrilliformi” diffuso tra i 110 agli 80 milioni di anni fa sul continente australe di Gondawana e relativi subcontinenti dal Cretaceo in poi.

Uno sbalorditivo esempio di evoluzione convergente - secondo l'ipotesi preliminare formulata in base agli ultimi ritrovamenti, questi rettili si sono adattati sull’emisfero australe alle nicchie che nell’emisfero boreale erano occupati dai mammiferi: piccoli, ma agili predatori specializzati a inseguire e processare piccole prede come insetti e vertebrati di minore stazza.


Bibliografia:

CONNOR et al. (2010): The evolution of mammal-like crocodyliforms in the Cretaceous Period of Gondwana. nature 466: 748-751

30.07.2010

Adotta un Dimetrodon!

Secondo un sondaggio condotto dalla rivista “nature” nel 2009 una percentuale di 63% degli giornalisti hanno usato dei blog come fonti o spunti per le loro notizie scientifiche (BRUMFIELD 2009).
Questo potrebbe essere uno sviluppo positivo considerando il crescente numero di ottimi blog scientifici (prevalentemente inglesi), ma naturalmente nel paese dei cachi in ambito scientifico si sceglie una via “alternativa”.

Avevo segnalato 10 giorni fa un post su un tipico blog di fuffa, già per se al limite del sopportabile in ambito paleontologico, ma comunque errori grossolani che penso si debba far risalire alla fonte originale, e non sorprende che sia l’ ANSA. Difficile pensare che la “qualità” di tale fonte possa essere “sor(tto)passata”, ma purtroppo il sempre vigile Leonardo A. segnala una nuova perla del giornalismo “scientifico” prodotta dal “Corriere della Sera”.
Non c’e molta da aggiungere al commento e l’analisi di Leonardo, mi veniva da ridere per non piangere - questa “opera” di un giornale ufficiale (!) è perfino ancor a più scadente del post del blog privato (e da questo ne deduco dell’ ANSA) sopra menzionato.

Il testo a parte gli errori scientifici e grammaticali è in parte di un’infantilità sconcertante: rettili con le ali grandi come un elefante (mi dispiace, alla veloce non ho a portata un pachiderma per la comparazione) e che “urlano e balzano nell’aria”?
E se ci fosse ancora la remota speranza che l’autrice abbia almeno un dubbio e si informi prima di proseguire, ecco che segue questa frase che nella sua contraddizione è un paradosso di entità cosmica:

“I pelicosauri, dinosauri dotati di una enorme vela dorsale (come quella del dimetrodonte),…”

Che ironia della sorte (?), per usare questi termini e per l’immagine (vedi quella introduttiva del post) penso si debba aver fatto una breve ricerca su Wikipedia, ma per coniare questa frase, che più errata non può essere, è necessario ignorare volutamente e completamente quello che c’ e scritto…é proprio vero, i blog sono più scientifici del giornalismo (sigh!).
È infine mai, e poi mai citare la fonte scientifica di certe notizie…


E dato che mi diletto di fare l’indovino, prevedo che presto leggeremo delle testate giornalistiche di questo stampo: " Il canguro e un animale Sudamericano.

10.07.2010

Dimetrodon Is Not a Dinosaur !!

Tra affermazioni del giornalismo italiano che le balene discendono da una volpe, che i squali balene sono di fatto mammiferi, ecco un´altra perla del copia e incolla: citando un´ipotesi per spiegare l´evoluzione di creste nei "sauri", la notizia é accompagnata da un bell ´(?) esemplare di Dimetrodon. Ma nel testo si fa poi riferimento ai dinosauri !
Prosegue poi la mischia allegra tra dinosauri, pterosauri, rettili-mammiferi, mammiferi-uccelli, mammiferi mammaliani e altro ancora.
Una breve ricerca rivela che la notizia si sta diffondendo sui soliti siti dedicati alla fuffa. È un errore che potrebbe essere corretto con una breve ricerca: anche solo guardando su wikipedia: Dimetrodon é un PELYCOSAURO (non essendo troppo pignolo) - questo ulteriore esempio conferma - i blog italiani dedicati al "debunking" della paleontologia giornalistica sono assolutamente necessari.

Fig.1. Ricostruzione di "Dimetrodon" dal film "Yor".

Fig.2. Filogenia semplificata dei Sinapsidi in relazione a mammiferi e dinosauri - notare che Dimetrodon é un sfenocodonte, é parente piú stretto di noi che dei dinosauri, figura presa da KENNETH 2009.

Bibliografia:

KENNETH, D.A. (2009): Dimetrodon Is Not a Dinosaur: Using Tree Thinking to Understand the Ancient Relatives of Mammals and their Evolution. Evo Edu Outreach 2: 257 - 271

24.04.2010

Sulle orme dei sauri

La scoperta annunciata nel Marzo 2010 di ritrovamenti di impronte fossili di rettili nel Trentino (segnalato qui e qui) aggiunge un´ulteriore capitolo nella ricca storia geologica e paleontologica dei monti pallidi - le Dolomiti. I ricchi giacimenti di fossili reperibili e l´importanza per le scienze geologiche di questa area é stato uno dei motivi per dichiarare le Dolomiti patrimonio dell´umanità nel Giugno 2009.

La prima menzione di tracce di vertebrati fossili -icnofossili- risale al 1800-1802, quando un giovane studente scopri impronte di dinosauro nel Giurassico del Connecticut.
Ma si deve aspettare quasi fino al 1950 che l´icnologia, la scienza che studia le impronte fossili, si stabilisce come ricerca propria.
Considerando questo, le Dolomiti hanno giocato un ruolo importante nella storia e nello sviluppo dell´icnologia.

Nel 1891, in una cava di arenaria nei pressi di Gleno e Montagna, Provincia di Bolzano, il naturalista amatoriale F. Gasser raccolse uno strano frammento di roccia. Invio i reperti al paleontologo austriaco Ernst Kittel, che riconosce somiglianze con impronte di rettili scoperti pochi anni prima nella Turingia. Kittel pubblica una breve notizia del ritrovamento nella rivista del club turistico austriaco nel 1891 - era la prima impronta di rettile trovata nel Trentino-Alto Adige.


Fig.2. Sul notiziario dell´"Österreichischer Tourist Club" del 1891 compare la prima descrizione scientifica di un'impronta di rettile rinvenuta nell´area delle Dolomiti.

Anni dopo, nell´estate del 1931, Gualtiero Adami, ingegnere e collaboratore del Museo di Scienze Naturali della Venezia Tridentina, scopre durante un sopraluogo sull´altopiano di Piné una pietra su cui superficie era impressa una sagoma simile ad una lucertola. Il fossile fu consegnato al museo e studiato dal geologo Giorgio del Piaz, che durante una riunione della società Italiana per il Progresso Scientifico nel settembre dello stesso anno annuncio "la scoperta di un nuovo genere probabile di paleolacertide raccolto nei pressi di Piné in un sottile letto di tufo compreso entro il porfido permiano", che attualmente e in fase di studio. Il fossile conferma anche le prime attribuzioni a rettili come artefici delle orme fossili.
Il fossile però viene messo in disparte, prima a Milano, poi nel 1938 a Padova. Nel 1942 Giambattista Dal Piaz cita brevemente il reperto, parlando di "un bellissimo rettile lacertiforme di habitat sicuramente terrestre". Il fossile viene esposto nel museo con la denominazione Tridentinosaurus antiquus GB dal Piaz, ma appena nel 1959 viene descritto scientificamente da Piero Leonardi, che ne riconosce il significato, come vertebrato in peculiare stato di conservazione (resti di scheletro e patina carboniosa delle parti molle) e più antico delle Alpi meridionali.

Fig.4. Tridentinosaurus.

Per ulteriori tracce fossili si deve aspettare il 1946, quando Piero Leonardi si mette sulle tracce della flora permiana dell´Arenaria della Val Gardena, conosciuta dal 1877. Incuriosito da un resoconto sulla flora fossile della gola del Bletterbach, nei pressi di Redagno, si mette in contatto con l´autore dell´articolo, l´ingeniere Leo Perwanger. Insieme scoprono ulteriori fossili, e alcune lastre con delle impronte di rettili. Dopo alcune stagioni di scavo, nel 1951 Leonardi pubblica i risultati, e realizza l´importanza del sito.

Prosegue le ricerche insieme a Accordi e i suoi studenti.
Nell´estate del 1951 Leonardi scopre a fianco del Monte Seceda (Val Gardena) ulteriori piste e tracce nei sedimenti permiani affioranti. Nel 1955 insieme a Accordi rinviene una località lungo la strada tra Pausa e Doladizza, sul fianco sinistro della valle dell´Adige. E l´anno successivo, insieme ai suoi figli, individua un altro affioramento ad impronte permiane nei pressi del Passo di San Pellegrino.

Fig.5. Piste di tetrapodi con impronte di pelle (sotto a destra). Strati di Werfen, Triassico - Passo Palade.

Le ricerche nel sito di Bletterbach, una località di significato mondiale, proseguono dal 1973 fino ai giorni nostri. La risalita della gola che il rio ha scavato nel fianco della montagna offre la possibilità di attraversare l´intera successione sedimentaria permiana superiore, dalla quale proviene l´insieme più completo finora conosciuto di orme di rettili terrestri del Permiano superiore, con 8 icnogeneri e 9 icnospecie classificati finora, di cui alcune vengono attribuite a Sinapsidi, e sono di recente data ulteriore scoperte da parte del geologo Avanzini.

Fig.6. Vista della gola del Bletterbach (BZ).

BIBLIOGRAFIA:
AVANZINI, M. & WACHTLER, M. (1999): Dolomiti La storia di una scoperta. Athesia S.a.r.l. Bolzano: 150

AVANZINI, M. & TOMASINI, R. (2004): Giornate di Paleontologia 2004 Bolzano 21-23 Maggio 2004 Guida all´escursione: la gola del Bletternach. Studi Trentini di Scienze Naturali - Acta Geologica Supplemento al v.79 (2002):1-34

LEONARDI, G. (2008): Vertebrate ichnology in Italy. Studi Trent. Sci. Nat., Acta Geol., 83 (2008): 213-221

23.01.2010

Ontogenesi e filogenesi

Lo studio dell'ontogenia nei mammiferi fossili è per lo più limitata a forme postnatali e stadi di crescita progredita. Questi fossili forniscono la prova della plasticità di sviluppo di un gruppo in relazione a determinati fattori ecologici, per esempio cambiamenti nelle proporzioni allometriche come risultato dell'adattamento a nuove condizioni o aree colonizzate (si pensi al gigantismo o nanismo insulare).
Nei mammiferi e antenati di essi per questi studi sono particolarmente adatti i denti, tramite l'istologia dei tessuti e il modo in cui viene rimpiazzata le dentatura: considerando le relazioni filetiche, si può ricostruire caratteri fisiologici come longevità e età di maturità sessuale.
Durante l'evoluzione dei Sinapsidi in questo modo si osserva una graduale, ma convergente evoluzione di caratteri nei vari gruppi.
La considerazione di caratteri osservabili nel record fossile, e il loro sviluppo in ambito fisiologico, può dare importanti dati per l'ontogenesi, e cosi la funzione dei geni, di animali estinti.

BIBLIOGRAFIA:
SANCHEZ-VILLAGRA (2010): Developmental palaeontology in synapsids: the fossil record of ontogeny in mammals and their closest relatives. Proceedings of the Royal Society B. doi: 10.1098/rspb.2009.2005

16.01.2010

Sinapsidi rimasti senza respiro?

Una ricerca condotta sul meccanismo di respirazione dell´alligatore ha mostrato che funziona in modo simile a quello di uccelli (con un flusso costante attraverso i polmoni) - sistema che non offre molti vantaggi sotto condizioni normali, ma é molto efficace e superiore al sistema dei mammiferi sotto condizioni di minore concentrazione di ossigeno nell´aria Assumendo che questo é una caratteristica molto antica, condivisa dagli antenati dei moderni alligatori e uccelli - gli arcosauri nel Permiano e Triassico usavano il stesso sistema di respirazione.

La transizione del Permiano al Triassico é distinta da una notevole crisi biologica, in cui la supremazia dei sinapsidi fu rovesciata in favore degli arcosauri. Secondo la ricerca una possibile spiegazione di questo fenomeno potrebbe essere proprio il sistema più efficace di sfruttare basse concentrazioni di ossigeno. 250 milioni di anni di anni la concentrazione di ossigeno si abbasso fino a 12% (la causa non é completamente chiara, la concentrazione moderna é di circa 21%), dando cosi ai primi arcosauri un notevole vantaggio evolutivo.

È interessante notare che anche l´avvento dei cinodonti coincide con questo periodo. I cinodonti mostrano una riduzione della mobilità e numero delle costole, attribuito all´evoluzione di un diaframma tra polmoni e intestino, che aiutava a espandere e comprimere i polmoni - e cosi facendo la capacità per la respirazione (anche se sembra che non sia bastato...).

10.01.2010

La transizione P-T

L´estinzione di fine Permiano fu il più devastante evento per la vita sulla terra, gran parte degli animali terrestri o marini si estinsero. Stime parlano di una riduzione dei biota marini dell'80 al 96 %. Anche se l´esatta causa di questa estinzione di massa rimane sconosciuta, si assume una relazione con il vulcanismo in Siberia come possibile causa. Scoperte negli ultimi due decenni fanno comunque assumere che l´estinzione non fu un unico evento, ma tre singoli, di diversa portata, circa 272, 262 e 250 Ma fa. In questo periodo non solo il tasso di estinzione era più alto, ma anche la rigenerazione di nuove specie era minima.
Questo interessante passaggio nella storia della vita, anche per l´evoluzione dei rettili-mammiferi, purtroppo nel record fossile mostra molte lacune, in più sono soli pochi i luoghi dove si possono trovare successione del Permiano-Triassico complete e su vasta zona, tra cui il bacino di Karoo nel Sudafrica e il bacino del Ural nella Russia.


Fig.1. Diversitá di terapsidi durante la transizione Permiano - Triassico (da SAHNEY et al. 2008).

Bibliografia:

FRÖBISCH (2008): Global Taxonomic Diversity of Anomodonts (Tetrapoda, Therapsida) and the Terrestrial Rock Record Across the Permian-Triassic Boundary. PLoS ONE 3(11)
SAHNEY & BENTON (2008): Recovery from the most profound mass extinction of all time. Proc. R. Soc. B (2008) 275, 759-765

22.12.2009

Dr. Broom, I assume?

"Per dar vita al caso, sono necessari diversi preparativi."
Mark Twain (1835-1910).

Robert Broom nacque nel 1866 nella città di Paisley, in Scozia,e dopo la laurea in medicina nel 1887 intraprese diversi viaggi per soddisfare la sua grande passione: la ricerca di fossili. Medico di professione, si dedico a diversi problemi paleontologici nella sua lunga carriera.

Fig. 1. Dr. Robert Broom insieme a "Mrs. Ples".

Nei primi anni si interessò all´origine dei mammiferi, il che lo porto nel 1892 nell´Australia, dove studiò fossili di vertebrate e l´anatomia dei moderni marsupiali, su cui scrisse importanti pubblicazioni.

Nel 1896 Broom ritornò nella Scozia (anche per problemi con la burocrazia australiana per via della sua passione), ma dopo aver visto I fossili della regione del Karoo esposti nel British Museum decise di visitare questa regione. Nel 1897 emigrò per il Sudafrica, a studiare I sedimenti del Karoo - un semideserto sugli altopiani africani. Broom aprì un ambulatorio medico in una località non distante da Città del Capo, capitale del Sudafrica. Sempre alla ricerca di nuove scoperte, cambio spesso il luogo di residenza. Nel suo tempo libero andava a cercare fossili, e nel 1903 scopri I resti di un sauropode che chiamò Algosaurus.
Nella successione stratigrafica del Karoo che si estende dal Carbonifero al Giurassico inferiore scoprì e descrisse differenti specie di terapsidi. Il suo lavoro li frutto una nomina di professore per zoologia e geologia all´Università di Stellenbosch in Città del Capo. Ci rimase fino al 1909, anno in cui un cambiamento di governo, e nuovi problemi con la gestione dell´Università, lo convinsero a ritornare a Londra, e per brevi periodi a New York e Sudafrica. Dal 1916 in poi Broom si dedico dinnuovo principalmente ai fossili del Karoo, su cui pubblicò ampiamente.
Fig.2. Fossili della successione stratigrafica del Karoo, da una stampa del 1909.

Negli anni tardivi della sua vita dal 1936 in poi, scopri l´evoluzione umana come campo di ricerca, le sue scoperte più importanti sono quelle di resti di ominidi nelle caverne carsiche del Sudafrica, tra cui Mrs. Ples - Plesianthropus transvaalensis (oggi Australopithecus africanus).
Brown é stato descritto come carattere difficile e con molte abitudini”strane". Durante la ricerca di fossili lo si vedeva sempre in camicia e cravatta, ma dato che I fossili scoperti li avvolgeva nei vestiti, poteva succedere che ritornava a casa in mutande e scarpe. Le signorine della biblioteca non lo accompagnavano mai da sole, dato che aveva la reputazione di un "dongiovanni".Nella sua vita scrisse 450 pubblicazioni, ma questa produttività aveva anche I suoi lati negativi, era molto impaziente nel suo lavoro, e molte specie descritte da Broom sono definite molto superficialmente. I disegni nelle sue pubblicazioni sono molto tipici, disegnati frettolosamente con linee brevi "buttate" sulla carta molto velocemente.
Fig.3. Bauria cynops, specie descritta da Broom nel 1937, disegno che mostra i tipici segni lasciati da Brooms sui suoi schizzi.

Morì il 16. Aprile 1951, dopo molte onorazioni - tra cui 5 lauree a honoris causa - e medaglie, e il mito vuole che le sue ultime parole si riferissero alla sua monografia sugli ominidi (The South African Fossil Ape-Men - the Australopithecinae) "Now that´s finished… and so am I".

21.12.2009

Il dente e il mammifero - una coppia vincente

"L´abitudine di ritrarre le labbre e mostrare i denti durante gli accessi d´ira, come se volesse mordere, é ancora più rimarchevole se si pensa quanto raramente gli uomini utilizzino i denti per combattere."
"L `espressione dei sentimenti nell´uomo e negli animali", C. Darwin 1872

La dentatura riveste molta importanza nello studio paleontologico dei mammiferi, dato che sono la parte del corpo che si conserva meglio, e nei mammiferi sono molto distintivi. In maggior dei casi é possibile risalire alla famiglia di appartenenza e spesso perfino alla specie. La dentatura dei mammiferi comprende diversi tipi di denti (eterodontia), con forme e funzioni diverse: incisivi, canini, premolari e molari. Tutti sono fissati tramite le loro "radici" in alveoli disposti lungo le arcate dell’osso mascellare e mandibolare. Nei rettili i denti, anche se di numero elevato, sono molto simili tra di loro, senza specializzazione.

L´evoluzione della dentatura nei mammiferi comincio 300 milioni di anni fa quando le terre emersa era governata dai sinapsidi, creature lacertiformi dall´aspetto e la dentatura ancora molto simile a quella di un rettile, con un cranio grande e più alto, dotato di un´apertura temporale subcircolare, dietro le orbite.
Tra il Carbonifero e il Permiano i pelicosauri (ordine Pelycosauria) divennero i rettili più comuni. Comprendevano diverse famiglie, tra cui le più importanti sono gli ofiacodontidi, sfenacodontidi e edafosauridi. Un tipico sfenacodonte era Dimetrodon, un feroce carnivoro con una serie di denti di forme e dimensioni diverse, e un´ampia vela dorsale di pelle, sostenuta dalle spine neurali delle vertebre, enormemente allungate.

Fig.1. Dimetrodon sp. secondo una ricostruzione di Zdenek M.F. Burian (1905-1981), si noti la posizione degli arti anteriori e posteriori.

L´ultima famiglia erano i caseidi, che comparvero nel Permiano inferiore e sopravissero sino alla fine del periodo.

Il paesaggio dai pelicosauri ai terapsidi, detti anche rettili-mammifero, si realizzò nel Permiano superiore, forse anche influenzato da profondi cambiamenti climatici in quel periodo.

Già I primi pelicosauri possedevano tre differenti tipi di denti, incisive per strappare carne, lunghi canini per tratennere la preda e molari per la masticazione. Come nei rettili primitivi il rinnovo dei denti avveniva più volte nel corso della vita. Nei terapsidi il rinnovo era più raro, I denti rimanendo più a lungo in uso, sviluppono strutture come cuspidi e pieghe che combaciavano tra di loro, aumentando l´effetto della frantumazione e masticazione, aiutando la metabolizzazione del cibo. Allo stesso tempo la riduzione delle ossa della mascella e lo sviluppo di un´apposita giunzione (Processus coronoideus) a cui attaccava un singolo, ma potente muscolo, aumentano la forza di masticazione. Il cranio si allunga per aumentare il punto d´attacco del muscolo - il Muscolo temporale attacca ora la mascella con il cranio tramite l´apertura temporale.

I primi terapsidi (Therapsida) del Permiano superiore russo (Biarmosuchus) presentavano un cranio simile a quello degli sfenocodonti, ma gli arti li abilitavano a una postura più eretta, e probabilmente movimenti maggiori e veloci.

Fig.2. Distribuzione stratigrafica dei synapsidi e filogenesi schematica dei gruppi di maggiore importanza, modificato da KENNETH 2009 (cliccare sull´immagine per ingrandimento).

Le specie successive mostrano un'evoluzione per una vita sempre più attiva, con forti muscoli adduttori e una dentatura complessa, la formazione di un palato secondario, che consentiva una masticazione, e cosi un metabolismo più efficiente.
Esistevano diversi sottordini di terapsidi, tra cui i più importanti erano:


Biarmosuchia (Eotitanosuchia): i terapsidi più primitivi, ancora molto simili ai pelicosauri

Dinocephalia: i primi terapsidi erbivori. Limitati al Permiano superiore della Russia e Sudafrica, si estinsero prima del Mesozoico

Dicynodontia: furono i terapsidi più diffusi nel permotriassico, con un ´ alta biodiversità. Al posto dei denti anteriori avevano un becco corneo, mentre conservavano una coppia di canin
i a forma di zanna.

Fig.3. Lystrosaurus sp. (Burian), appartenente a un gruppo di grande successo, il genere Lystrosaurus era distribuito durante il Permiano superiore sull´intero supercontinente di Gondwana.

Gorgonopsia: terapsidi predatori dominanti con tre sottofamiglie, si svilupparono dagli eotitanosuchi, mantenendo una postura primitiva negli arti anteriori, con gli omeri quasi orizzontali, ma con arti posteriori semieretti.
Vengono ricostruiti come predatori agili e veloci, con primi peli sensoriali (vibrilli) nel campo del muso - caratteristica che diventerà tipica per i mammiferi. Sui crani di questi animali sono stati scoperte piccole fossette, che verosimilmente contenevano le radici di questi peli.


Fig.4. Gorgonopside secondo l´immaginazione di Burian.

Therocephalia: include terapsidi evoluti, che ebbero la loro massima espansione durante il Triassico inferiore, occupando ogni nicchia ecologica, da minuscoli insettivori a carnivori e erbivori di medie dimensioni.

Cinodonti: furono i terapsidi di maggior successo e i diretti antenati dei mammiferi. La loro struttura del complesso atlantico-epistrofeo (le prime due vertebre cervicali), la struttura di cinti e arti, la disposizione delle ossa del cranio, infatti, si avvicinano a quelle dei mammiferi. Spesso la somiglianza dei cinodonti con i mammiferi é tale che i soli elementi scheletrici non consentono un´agevole attribuzione alla classe dei rettili. È molto probabile che fossero ricoperti di peli, dato che alcuni scheletri sono stati trovati raggomitolati, simile alla posizione di mammiferi.


Fig.5. Cynognathus, il cui nome significa "mascella di cane", cinodonte del Triassico inferiore, dalle dimensioni di un grosso cane, con lineamenti assai massicci.

Fig.6. L´ingrandimento mostra le differenti forme di denti presenti nella dentatura dell´animale - si noti le multiple cuspidi dei denti posteriori. Cynognathus aveva denti molto specializzati, con piccoli incisivi, grossi canini e 9 post-canini per emimascella, muniti di numerose cuspidi. Nel corso dell´evoluzione dei mammiferi le forme e strutture dei denti diverranno sempre più complicati.

08.12.2009

Therocephalia, i terapsidi dimenticati

I Therocephalia sono un gruppo estinto di vertebrati terrestri dal gruppo dei Terapsidi, imparentati con i più conosciuti - e per la loro affinità ai mammiferi meglio studiati - Cinodonti. Compaiono la prima volta in depositi del Permiano medio in Sud Africa, per diffondersi durante l´intero Permiano in Russia e Cina. Nel Triassico i reperti divengono più rari, anche se alcuni reperti sono conosciuti perfino dall`Antartide. Erano animali grandi, perlopiù predatori, anche se per il genere Bauria del Sud Africa viene supposto un modo di vita erbivoro.

Moschorhinus, rappresentante dei Therocephalia.

Uno studio condotto sulla struttura dello scheletro e sopratutto su caratteri morfologici del cranio di 23 generi, comparati con 7 generi di Terapsidi, ha evidenziato meglio la posizione evolutiva id questo gruppo. Secondo la ricerca condotta, i Therocephalia hanno sviluppati durante il Permiano-Triassico caratteri simili ai Cinodonti, pur percorrendo una loro propria linea evolutiva, parallela ai Cinodonti.

FONTE:

HUTTENLOCKER, A. (2009): An investigation into the cladistic relationships and monophyly of therocephalian therapsids (Amniota: Synapsida). Zoological Journal of the Linnean Society, 157: 865-891.

06.12.2009

Sopravvivere alla fine del mondo

La più grande estinzione di massa avvenuta sulla terra é quella di fine Permiano, 252 milioni di anni fa. Le sue cause sono ancora poche chiare, un’ipotesi suggerisce un cambiamento climatico (probabilmente un eccessivo riscaldamento) causato da immense eruzioni vulcaniche nell´odierna Siberia.

La (ri)scoperta e lo studio di fossili collezionati 30 anni fa da un spedizione nella catena di montagne transantartide ora ha gettato nuova luce sul cambiamento della fauna a quei tempi.Una nuova specie fossile suggerisce che alcune linee di animali terrestri sopravissero l´estinzione in aree con un clima più mite a quei tempi. Jörg Fröbisch e Kenneth D. Angielczyk del Field Museum insieme a Christian A. Sidor dell´Università di Washington hanno identificato un "rettile-mammifero" che sopravisse l´estinzione in Antartide, denominato Kombuisia antarctica, rappresentante dei Dicynodontia. L´Antartide si trovava già a quei tempi nella zona polare della terra, ma non era coperta da ghiaccio e neve, anche se verosimilmente il clima era relativamente "freddo" e con delle stagioni annue.

Il punto di ritrovo del fossile e ricostruzione dell' animale - immagine secondo Fröbisch, Angielczyk e Sido.

I resti fossili suggeriscono che animali di piccole a medie dimensioni hanno sopravissuto con più successo, forse ibernando o sfruttando la possibilità di scavare delle tane.
È interessante notare che la scoperta é stata "prevista" dai ricercatori tramite fossili dello stesso genere Kombuisia del Triassico sudafricano, che suggeriva che antenati dovevano esistere nella regione, e, infatti, il continente africano e continente antartico erano connessi in quel periodo.


FONTE:

FRÖBISCH, J.; ANGIELCZYK, K.D. & SIDOR, C.A. (2009): The Triassic dicynodont Kombuisia (Synapsida, Anomodontia) from Antarctica, a refuge from the terrestrial Permian-Triassic mass extinction. Naturwissenschaften, pubblicato online Dic 3. 2009

02.08.2009

Il primo arboricolo

Sul territorio dell´odierna russia sono conosciuti diversi importanti giacimenti per fossili permiani. Non stupisce per questo un ulteriore importante scoperta paleontologica pubblicata nella rivista "Proceedings of the Royal Society - Biological Sciences" - l´osservazione di alcune particolaritá di una specie di sinapside descritta nel 1994 - Suminia getmanovi. Questa specie secondo gli autori puo essere considerata una delle prime specie arboricole di cui possiamo ricostruire la nicchia ecologica. Grazie alla scoperta di vari - almeno dodici - esemplari ben conservati é stato possibile studiare in dettaglio l´anatomia di questa specie.

Il blocco con i resti fossili ora descritti in dettaglio (tratto da FRÖBISCH & REISZ 2009).

Specie arboricole oggigiorno sono presenti tra i maggiori gruppi di tetrapodi terrestri - mammiferi, anfibi e rettili, é come adattamento alla vita tra rami mostrano simili proprietà e meccanismi - questo fenomeno é conosciuto come evoluzione convergente - per simili problemi la natura ha evoluto simili soluzioni. Suminia, comparata a odierne specie arboricole, possedeva simili proprietà, tra cui lunghe dita, una mano molto ampia comparata all´arto, artigli accuminati e un dito "opponibile". Questo ha fatto dedurre agli autori, che Sumnia aveva i requisiti per una vita tra rami e foglie, forse non solo per scampare ai carnivori, che secondo i resti fossili scoperti nel Permiano russo a quel tempo non erano troppo numerosi, ma anche per ridurre la competizione con altri erbivori.

Ricostruzione di Suminia getmanovi (tratto da FRÖBISCH & REISZ 2009).

FRÖBISCH, J. & REISZ, R.R. (2009). The Late Permian herbivore Suminia and the early evolution of arboreality in terrestrial vertebrate ecosystems Proceedings of the Royal Society B, Online First DOI.

29.07.2009

Scoperto primo cinodonte italiano !

Un frammento di mandibola con tre denti, collezzionati dalla formazione di Gorno (Triassico superiore) della Lombardia - questi pochi resti forse rappresentano il primo ritrovamento di cinodonti italiani. In piú la distinta morfologia dei denti - allungati e con tre cuspidi - farebbero pensare perfino a una nuova specie e un nuovo genere - Gornogomphodon caffii - imparentata o attribuibile ai Gomphodontia, un gruppo particolarmente evoluto di terapsidi cinodonti, ancora poco conosciuto, sopratutto sul suolo europeo.

L´olotipo di Gornogomphodon caffii dalla localitá Zambla Alta, nei pressi di Bergamo (Lombardia) (da RENESTO & SPENCER 2009).

RENESTO, S. & SPENCER, G.L. (2009): Cynodont teeth from the Carnian (Late Triassic) of northern Italy. Acta Palaeontologica Polonica 54 (2): 357-360

28.07.2009

Nuovo sinapside svela l´origine dei mammiferi ?

Dalla Germania arriva la notizia di un ritrovamento di una nuova specie di presunto sinapside. Il fossile é stato scoperto nella Turingia (Germania occidentale) nei pressi della citta di Tambach-Dietharz, nella localitá di Bromacker, gia conosciuta per il suo ricco contenuto di fossili. Nei sedimenti vecchi di 300 millioni d´anni sono stati scoperti finora piú di 40 scheletri di 13 specie di sauri.

Il cranio ora rinvenuto misura appena 6 centimetri, é apparteneva a un rettile lungo incirca dai 50 ai 70 centimetri. Secondo il paleontologo Thomas Martens, del Museo di storia naturale di Gotha, il fossile ben conservato rappresenta un importante tassello per ricostruire l´evoluzione tra rettili e mammiferi.

FONTE IMMAGINE: spiegelonline

11.01.2009

Nuovo genere tra i cinodonti: Protuberum

I cinodonti furono i terapsidi ("rettili-mammiferi") di maggior successo e i diretti antenati dei mammiferi. La loro struttura del complesso atlantico-epistrofeo (le prime due vertebre cervicali), la struttura di cinti e arti, la disposizione delle ossa del cranio infatti si avvicinano a quelle dei mammiferi. Spesso la somiglianza dei cinodonti con i mammiferi é tale che i soli elementi scheletrici non consentono un´agevole attribuzione alla classe dei rettili. È molto probabile che erano ricoperti di peli, dato che alcuni scheletri sono stati trovati raggomitolati, simile alla posizione di mammiferi.


Una ricerca pubblicata nella rivista "Paleontology" descrive un nuovo genere di questi animali - Protuberum cabralensis gen. et sp. nov.. Il fossile del cranio quasi completo e parti dello scheletro postcraniale sono stati scoperti nella formazione di Santa Maria, datata al medio triassico brasiliano.

Il nuove genere mostra alcuni peculiarietá uniche, il teschio possiede ossa molto spesse e le costole mostrano delle placche costali sovvrastanti e processi che si sviluppano da essa, a differenza di altri cinodonti come Thrinaxodon, Pascualgnathus e Cynognathus che non possiedono queste caratteristiche.


BIBLIOGRAFIA: