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07.09.2011

L´ultimo tilacino

 Riassunto dell´articolo originale pubblicato su Scientific American
" September 7, 1936: The last Thylacine"

Il 7 settembre del 1936 muore nello zoo di Hobart l´ultimo esemplare accertato di tilacino (Thylacinus cynocephalus), grande predatore marsupiale endemico dell´isola di Tasmania. Leggende metropolitane gli attribuiscono il nome di Benjamin (non esiste nessun documento scritto che confermi una denominazione dell´animale, neanche il sesso è accertato) e che mori di depressione. Cinquanta anni dopo la specie fu ufficialmente dichiarata estinta e il 7 settembre è tuttora ricordato in Australia come "National Threatened Species Day".
Le cause principali dell´estinzione del tilacino sono moltipliche: una popolazione isolata e di numero limitato, la caccia, la distruzione dell'habitat naturale e concorrenza con altri predatori sull´isola.

Fig.1. Una fotografia del 1921 mostra il tilacino come predatore feroce e abituale di pecore e polli, in verità questo suo ruolo è disputabile.  Cronache del tempo da parte di naturalisti parlano del tilacino come un predatore (al massimo) occasionale. Una ricerca pubblicata di recente conferma che l´animale si era evoluto per cacciare prede più piccole della sua mole. Sta di fatto che l´ultimo esemplare ucciso nel maggio 1930 fu ucciso in un pollaio.

L´estinzione é rapida: Nel 1888 il governo locale promette una ricompensa di 1£ per ogni adulto abbattuto. All´inizio del XX secolo gli esemplari uccisi e le ricompense pagate diminuiscono nel corso di pochi anni, probabile segno che la popolazione stava collassando.

Fig.2. Ricompense per tilacini abbattuti pagate dal 1888 al 1912, dati tratti da GUILER 1985.

Nel 2008 il tilacino è ritornato - almeno in parte: DNA estratto da tessuti conservati in musei è stato introdotto in cellule di topo. Nell´embrione che si è sviluppato alcuni geni responsabili per il tessuto delle ossa si sono effettivamente attivati. 
Comunque voci ottimistiche e sensazionali che parlavano di una resuscitazione di un esemplare clonato di tilacino entro il 2010 sono state smentite dal tempo e le difficoltà tecnologiche -   il progetto è stato abbandonato.

Bibliografia:

GUILER, E.R. (1985): Thylacine: The Tragedy of the Tasmanian Tiger, Melbourne. Oxford University Press: 23-29
OLSEN, P. (2010): Upside Down World: Early European Impressions of Australia's Curious Animals. National Library of Australia: 240
OWEN, D. (2003): Thylacine - The tragic tale of the Tasmanian Tiger. Allen & Unwin: 228

01.09.2011

Giustizia tardiva per il Tilacino

"Alcuni dei pastori affermano che uno di questi animali uccide centinaia di pecore in un tempo molto breve, ed esistono …[]… notizie che uomini sono stati attaccati da loro ... []"
Gerard Krefft, 1871.

"Il tilacino uccide le pecore, ma limita il suo attacco a una alla volta, ed è quindi in nessun modo distruttivo come un gruppo di cani domestici diventati selvatici o come il Dingo dell'Australia, che causano distruzione in una singola notte. Alte ricompense sono state tuttavia sempre date ai proprietari di pecore per la loro uccisione e dato che oggigiorno ogni pezzo di terra è occupato, è probabile che in alcuni anni quest'animale, talmente interessante per lo zoologo, si estinguerà; e ora estremamente raro, anche nei luoghi più remoti  e meno frequentati dell´isola."
John West, 1850.

Fig.1. Il Tilacino, in una raffigurazione da parte di Joseph Matias Wolf del 1861

Il Tilacino (Thylacinus cynocephalus) era conosciuto durante il XIX secolo sotto vari nomi ai coloni dell´isola di Tasmania: lupo marsupiale, lupo-zebra, iena-opossum, tigre-bulldog, tigre marsupiale, pantera o Dingo della Tasmania - nomi che enfatizzano che l´animale era considerato un pericoloso predatore - soprattutto di pecore, animali importati che costituivano la base dell´economia dell´isola.
Il primo tilacino avvistato dai esploratori europei fu descritto nel 1792 da un marinaio come un "grande cane, di colore bianco e nero e apparenza di bestia feroce". Il primo esemplare ucciso risale a marzo 1805. Ritenuto animale nocivo e pericoloso, fu cacciato senza tregua fino alla seconda meta del XIX / inizo XX secolo, quando i numeri degli animali abbattuti e le taglie pagate diminuirono notevolmente, indicando che la popolazione stava collassando. L´ultimo esemplare confermato morirà il 7 settembre del 1936 nello zoo di Hobart.

Una nuova ricerca (ATTARD et al. 2011) sembra confermare le - al tempo inutili - avvertenze di West che il Tilacino non era un predatore abituale di pecore. La mandibola del muso allungato si poteva aprire con un angolo massimo di 120 gradi - impressionante - ma la struttura era inadatta e troppo debole per attaccare grandi prede. Basandosi su modelli di biomeccanica i ricercatori hanno simulato le forze esercitate sul cranio di Tilacino durante i movimenti di predazione e masticazione. Secondo i risultati ottenuti il Tilacino con il suo cranio allungato e fragile si era adattato per catturare prede piccole e veloci, come specie di opossum o piccole specie di canguro (di cui resti furono ritrovati nel primo esemplare ucciso).

La ricerca potrebbe anche spiegare l´estinzione "improvvisa" del Tilacino nella seconda meta del XIX secolo. Il Tilacino era specie già rara quando la Tasmania fu colonizzata all´inizio del secolo (alcune stime parlano di una populazione di 5.000 individui), la caccia indiscriminata impattó ulteriormente su di una popolazione già ridotta. Il crollo netto nei numeri degli esemplari uccisi (almeno 2.000) nella seconda meta del XIX secolo fu imputato in parte a un'epidemia che colpiva gli animali superstiti, fortemente indeboliti nel loro sistema immunitario da una diminuzione drastica della loro variabilità genetica.

Sulla base dei nuovi risultati e la dieta specializzata del Tilacino si può ipotizzare che anche senza caccia la distruzione dell'habitat e la conseguente diminuzione dell´areale della specie erano sufficienti per portare questo animale all´orlo dell´estinzione. Incapace di adattarsi a nuove prede, in forte concorrenza con altri grandi predatori, come il Diavolo della Tasmania, con una popolazione debole, il Tilacino si estinse nell´arco di pochi decenni, anche se alcuni criptozoologi non vogliono far morire la speranza.


Bibliografia:

31.05.2010

L’arte rupestre australiana: datata a 40.000 anni ?

Archeologi hanno annunciato negli ultimi giorni la scoperta (avvenuta due anni fa) di quello che potrebbero essere i più antichi esempi di arte rupestre del continente australiano. Il disegno in ocra rossa, situato nell’entroterra della terra di Arnhem, mostra apparentemente due grandi uccelli non volatori.

Fig.1. Immagine di Benn Gunn, tratta da MASTERS 2010.

Secondo un’interpretazione il disegno è stato ispirato dal genere Genyornis, che comprende uccelli giganti che secondo il record fossile (tra cui gusci di uova) si sono estinti tra i 43.000 e 40.000 anni fa.

L’archeologo Benn Gunn cita un paleontologo, rimasto al momento ancora anonimo, secondo cui i caratteri del disegno sono riconducibili all’uccello gigante, e chi ha realizzato il disegno doveva avere a disposizione un modello vivente. Nella zona sono già conosciuti esempi che mostrano la fauna preistorica dell’Australia, tra cui animali accertati come il Tilacino, ma anche di dubbia attribuzione come il leone marsupiale, l’echidna gigante o il canguro gigante.
I disegni non possono essere datati direttamente, dato che non sono composti da sostanze organiche, per questo se l’interpretazione degli animali rappresentati è corretta, due sono le interpretazioni possibili: i disegni datano almeno a 40.000 anni fa, prima dell’estinzione di Genyornis, o i disegni sono più recenti, è il genere al contrario di finora ritenuto si è estinto in tempi più recenti.

Questa interpretazione comunque è da considerare con molta cautela, l’identificazione di animali dipinti è molto speculativa, e se mai le rappresentazioni dovrebbero rappresentare una fauna reale, è non una fauna con caratteri religiosi o fantastici, gli uccelli in questione potrebbero essere stati ispirati anche da uccelli non volatori più piccoli e tuttora in vita nell’Australia, come per esempio il comune Emu (Dromaius novaehollandiae).

Inoltre è interessante notare che gli animali mostrano un disegno a strisce. Questo potrebbe rappresentare o un disegno naturale degli uccelli, o, dato che sembra una caratteristica frequente nei disegni di aborigeni, un simbolo forse religioso, smentendo le varie ricostruzioni fatti su questi particolari di marsupiali estinti come p.e. il leone marsupiale.


Bibliografia:


MASTERS, E. : Megafauna cave painting could be 40,000 years old. ABC News. Online 31. May 2010. Accessed 31.05.2010

18.04.2010

T rex: Il re delle sanguisughe

In molti film di avventura é un’immagine ricorrente - il protagonista o una comparsa dopo aver attraversato una palude si toglie con disgusto delle sanguisughe (sottoclasse Hirudinea) dalla pelle. Ma c´e di peggio: mentre questi rappresentanti ectoparasiti normalmente si attaccano sull´ospite solo per un breve tempo, esistono tra gli Hirudinea anche specie che entrano nelle cavità del corpo, tra cui bocca, naso, occhi, ma anche aperture urogenitali e il recto, e sono noti per rimanerci per giorni o perfino settimane.
Mentre molte si queste specie sono opportuniste, alcune si sono adattate a uno specifico ospite, e l´uomo non fa eccezione,con dei parassiti personali. Esempi di infestazione nelle cavità interne di animali e uomini da parte di sanguisughe sono conosciuti da tutti i continenti, anche se si osserva una concentrazione nell´Africa e Asia.


Fig.2. Esempio di sanguisughe che attaccano le cavità nasali (C+D) Myxobdella annandalei e altri orifizi di mammiferi, tra cui occhi (A+B, Dinobdella ferox) da PHILLIPS et al. 2010.

La storia evolutiva di infestazione dei mammiferi, la sistematica e la filogenia di parassiti é ancora poco studiata, sopratutto per la mancanza di fossili di questi animali piccoli a corpo molle.
Un notevole progresso nella ricerca é l´attuale studio del materiale genetico delle specie conosciute.
In una recente ricerca viene presentata una nuova specie di sanguisuga, che infesta le cavità dell´uomo, e ha portato a notevoli risultati.
La specie Tyrannobdella rex ("Re delle terrificanti sanguisughe") é stata descritta dalle cavità nasali di diversi ragazzi peruviani, e raggiunge una lunghezza di 7cm.
Questa specie é unica nel suo genere in molti caratteri anatomici e la presenza sul continente americano sudamericano, di cui é l´unico rappresentante. Solo un´altra specie imparentata, Pintobdella chiapasensis, é stata descritta dal Messico. Ma T. rex differisce in molti punti dalle sanguisughe finora conosciute - possiede a differenza di altre specie (che né possiedono tre disposte a forma di Y) solo una singola "mandibola" con una file di pochi denti, che peró sono particolarmente sviluppati.

Fig.3. Morfologia comparativa di Tyrannobdella rex. A) Fotografia della singola "mandibola" con file di denti (Scala 100micrometri) estesa dall´apertura della "bocca". B) Ventosa anteriore con l´apertura boccale da cui esce la mandibola durante l´alimentazione (Scala 1mm). C) Immagine del profilo degli 8 denti sulla mandibola (Scala 100micrometri).D) Visione laterale della mandibola di un´altra specie di sanguisuga (Limnatis paluda) che mostra il tipico sviluppo dei denti degli Hirudinea - molti, ma piccoli denticoli (Scala 100micrometri) da PHILLIPS et al. 2010.

La distribuzione eterogenea di diverse specie di sanguisuga sulla terra con un simile stile di vita - di cibarsi del sangue nelle cavità di mammiferi- ha fatto pensare che si tratta di un’evoluzione convergente in diversi gruppi di sanguisughe.
Ma la nuova specie mostra caratteri che la collegano a altre specie con lo stesso comportamento, non solo sul continente americano, ma anche nel vecchio mondo. L´analisi effettuata sul materiale genetico conferma i caratteri morfologici e di comportamento - le sanguisughe che mostrano una preferenza per le cavità dei mammiferi si sono differenziati da un comune antenato.

Fig.4. Albero filogenetico ottenuto dallo studio delle sequenze mitocondriali di diverse specie di sanguisughe. Myxobdella, Praobdella e Dinobdella sono dei generi di Hirudinea che infestano l´uomo nel vecchio mondo. La nuova specie T.rex si colloca in questo gruppo e ne sottolinea l´origine monofiletica, da PHILLIPS et al. 2010.

Fig.5. Comune sanguisuga (Hirudo sp.) delle nostre latitudini.

BIBLIOGRAFIA:
PHILLIPS et al. (2010): Tyrannobdella rex N. Gen. N. Sp. and the Evolutionary Origins of Mucosal Leech Infestations. PLoS ONE 5(4): e10057. doi:10.1371/journal.pone.0010057

Immagine introduttiva: "Attack of the Giant Leches" (1959)

13.04.2010

Shunka Warak'in

Le scienze naturali cercano di basarsi solo sui fatti - ed escludere miti come fonti di informazione. Ma storie, racconti ed immagini storiche possono comunque darci preziose informazioni su animali estinti, o ritenuti estinti. Anche se serve molta prudenza e si deve tener conto che molte sono spiegazioni alternative possibili per gli esempi storici riportati:

Fig.1. L´unica immagine storica esistente del "Shunka Warak´in", da HUTCHINSON R.F. (1977): Trails to Nature´s Mysteries - The Life of a Working Naturalist.


Nel 1886 nei pressi del Madison River in West Fork (Broadwater County, Montana) un contadino mormone uccise quello che fu descritto come un grande, scuro animale simile a un lupo, con alte spalle ed la schiena inclinata posteriormente - simile ad una iena. Il corpo fu venduto dalla famiglia Hutchins a un certo Sherwood, che lo espose nel suo museo nel Idaho ed lo chiamo "Ringdocus".

Sembra che i nativi indiani erano al corrente di un animale simile - che chiamavano "Shunka Warak'in - quello che porta via i cani", dato che aveva attaccato i loro accampamenti.
Presunto lupo, teorie alternative (ed fantastiche del 1995) parlarono di questo animale come un superstite Hyaenodon - un gruppo ritenuto estinto 23 milioni d´anni fa appartenente ai mammiferi creodonti.

Il corpo imbalsamato del museo fu perso, la sua reale sistematica rimase incerta. Solo nel novembre 2007, come sembra, il corpo è stato ritrovato nello scantinato del museo. Ora si pensa di effettuare un esame del DNA per chiarire l´esatta sistematica dell'animale, verosimilmente un lupo imbalsamato molto male...

Fig.2. L´immagine apparsa nel gennaio 2010 FONTE.

15.03.2010

La fauna pleistocenica nel tempo del sogno

"Secondo un mito degli Aborigines, la dea-madre sole creo gli animali con una premessa, dovevano convivere pacificamente. Ma ben presto prevalse l'invidia tra di loro, é cominciarono a litigare. La dea-madre cosi ritorno sulla terra, é decise di esaudire a tutti gli animali il loro desidero, potevano scegliere da se la forma che volevano assumere. Per questo oggi sul continente australiano troviamo cosi strani animali."
PROTHER, D. (2007): Evolution: what the fossils say and why it matters. New York, Columbia

Fig.1.

La mitologia, e l'arte degli Aborigeni dell'Australia conosce forme astratte ma anche rappresentazioni eseguite fedelmente dal modello naturale, a tal punto da mostrare l'anatomia interna dei canguri o altri animali del loro ambiente. Considerando questo, ci si può chiedere se grazie alle pitture rupestri non sia possibile trarre spunti per le ricostruzioni di animali estinti oggigiorno, ma che durante le prime fasi di colonizzazione dell'Australia esistevano ancora, e verosimilmente ci fu contatto tra uomo e animale.

Gli aborigeni odierni descrivono ancora creature simili ad un coniglio gigante - KADIMAKARA e GYEDARRA, ed anche in Nuova Guinea orientale viene descritto una creatura gigante con il nome di GAZEKA.
Nella tradizione orale degli Aborigeni del New South Wales si racconta di una guerra tra uomini e canguri giganti, e solo i sciamani del popolo degli Adnyamathanha (Sud Australia) sono in grado di vedere un YAMUTI, essere mitico che viene rappresentato come canguro gigante.
Fossili confermano che la megafauna del Pleistocene australiano comprendeva anche diverse specie di canguri di stazza maggiore degli odierni rappresentanti, tra cui Procoptodon, il canguro dal muso corto, un animale erbivoro.
Ma sono conosciuti anche canguri carnivori, tra cui Propleopus e Ekaltadeta (Potoroidae: Propleopinae, canguri-ratto, con il rappresentante moderno Hypsiprymnodon moschatus), specie che potevano raggiungere stimati 20 a 60kg.

Esistono esempi accertati di rappresentazioni del Tilacino nell´arte rupestre degli Aborigeni dell'Australia datati almeno a 3.000 anni, l'animale è riconoscibili dalla forma del corpo e muso, inoltre mostra le caratteristiche strisce sul dorso. Queste raffigurazioni possono essere trovati sulla penisola di Burrup e la regione del Pilbara (Australia dell'Ovest).

Una delle pitture rupestri nel Northern Territory (Kakadu National Park) mostra un grosso animale con quattro zampe ed un grosso naso, accanto ci sono due animali simili, ma più piccoli. Alcuni studiosi ritengono che si possa trattare dell´immagine di una femmina e cucciolo di Palorchestes azael - un marsupiale imparentato col wombat gigante, con una presunta proboscide sul naso e p.q. riferito come elefante marsupiale. La forma della coda dell´arte rupestre ricorderebbe quella dei marsupiali in generale (tozza e muscolosa, con ampia base) ed l'immagine da l'impressione che l' animale sia coperto da una densa pelliccia.

Fig.2. La presunta rappresentazione di Palorchestes.

La datazione di questa immagine pero é dubbia, dai 6.000 ai 20.000 anni, come peraltro é dubbia l´esatta data dell´estinzione della megafauna australiana.

Nel giugno 2008 Tim Willing scopri a nord-ovest di Kimberley, in una caverna sulla costa dell'Admirality Gulf, la rappresentazione di un grande animale quadrupede con delle strisce sul dorso.

Fig.3. La presunta rappresentazione di Thylacoleo, tratto da AKERMAN & WILLING 2009.

La forma del muso tozzo, le prominenti strisce cha ricoprono l´intero dorso, le zampe con singoli digiti, un possibile canino protruso e l'impressione generale di un animale muscoloso hanno fatto pensare che l´artista non abbia rappresentato un tilacino, ma il leone marsupiale - Thylacoleo carnifex. Altri disegni antichi che secondo alcuni autori mostrano questo animale sono localizzati nella terra di Arnhem e nella regione del King George River (Kimberley).

Se questa attribuzione é corretta, questi disegni ci danno affascinanti informazioni sull`aspetto dell'animale, informazioni che i soli resti fossili non possono dare. Secondo una ricostruzione basata sull'interpretazione dell'arte rupestre, Thylacoleo possedeva una coda con una terminazione pelosa, orecchie appuntite, occhi grandi e prominenti (adatti a una vita notturna?) e strisce, simili al Tilacino, che pero coprivano l´intero dorso, senza raggiungere i fianchi e il ventre.

Fig.4. Ricostruzione di Thylacoleo carnifex secondo ANTON 1997.

BIBLIOGRAFIA:
AKERMAN, K. & WILLING, T. (2009): An ancient rock painting of a marsupial lion, Thylacoleo carnifex, from the Kimberley, Western Australia. Antiquity Vol. 83(319)
ANTON, M. & TURNER, A. (1997): The big cats and their fossil relatives.Columbia University Press
WATERHOUSE, G.R. (1846): A natural history of the mammalia. Vol.1. Marsupalia or pouched animals.Wilson & Ogilvy, London.

WROE, S. (2001): The lost kingdoms of Australia. Newton March-April: 98-104
WROE, S.(1999): Killer kangaroos and Other Murderous Marsupials. Scientific American May: 58-64

26.02.2010

Alla ricerca di Artiodattili misteriosi

"Dopo l´avvistamento, per quanto sia vago o causale, di una forma animale apparentemente sconosciuta, questo metodo consiste nell´accumulare poco a poco su di esso, a partire dalle fonti più varie, la maggiore quantità possibile di informazioni, nell´analizzare questi dati eterogenei, nel compararli e filtrarli, eliminando tutto ciò che é ascrivibile a burle, sviste, o variazioni individuali, fino a giungere ad una sintesi coerente e logica".
Bernard Heuvelmans (1965)

Fig.1. Un misterioso artiodattilo in una stampa chinese del 1607 (WANG & WANG 1607), cha dalla forma delle corna ricorda il genere enigmatico Pseudonovibos spiralis.

John MacKinnon stava esplorando nel Maggio del 1992 la regione del Vu-Quang (Nordvietnam) incaricato dal WWF a studiare possibili aree da tutelare.
Immagini satellitare della regione sembravano promettenti, una zona montuosa, di difficile accesso, e per questo con ancora rigogliosa foresta vergine. Nei rari paesi il ricercatore senti gli indigeni parlare di due specie di "capre" che vivevano nella foresta, sorprendentemente alla scienza era conosciuta solo una specie - il Serau. (Capricornis crispus).
I cacciatori raccontavano di una "capra della montagna" con lunghe corna, di cui due a tre volte l´anno catturavano un esemplare. Nel paese di Kim Quang, MacKinnon riuscì a recuperare tre calotte craniche provviste di corna. Fino all´estate 2003 quattro spedizioni di ricercatori vietnamiti riuscirono a collezionare resti di altri 20 esemplari, tra cui tre pelli complete.

La ricostruzione tramite i resti dell´animale mostrava un artiodattilo simile a un´antilope, con un'altezza di 80 a 90cm, un peso stimato di 100kg, coda corta, arti piccoli, colorazione bianca a strisce della testa. Il termine vietnamita era Saola, il nome scientifico di questa specie descritta tramite gli indizi raccolti é "Pseudoryx nghetinensis", falso orice del(la regione del) Nghe-Tinh. Solo dopo la conferma ufficiale dell'animale si comprese che archeologi avevano scoperto gia nei decenni passati anellini per orecchie della cultura dei popolo dei Sa-Huynh (1.000-200a.C.), nella regione centrale del Sud Vietnam, fatti di vetro o pietra (nefrite) con due teste di animali sconosciuti. Con la scoperta dello Pseudoryx nghetinensis nel 1992 forse si è riuscito a ritrovara l´animale che gli antichi avevano riprodotto.
L´interesse suscitato dalla scoperta fece crescere a dismisura la caccia a questo animale, nel 1994 alcuni esemplari giovani cacciati a frodo vennero sequestrati e portati allo zoo di Hanoi, dove pero morirono dopo alcuni mesi. Fino a oggi molto rimane nel dubbio sull'ecologia e la popolazione del Serau.


Per MacKinnon le scoperte non si limitarono a questo animale, nell'Aprile 1994 riuscì nello stesso paese della prima scoperta a recuperare un palco che assomigliava a quello del Muntjac indiano, ma grande il doppio con 20cm di lunghezza. Analisi del reperto tramite il profilo genetico rivelarono un'ulteriore specie sconosciuta: Megamuntiacus vuquangensis. Poco dopo un animale vivo fu scoperto in uno zoo privato della città di Lak Xao. Il Muntjac gigante può raggiungere un'altezza di 75cm, e un peso di 55kg.
Dallo zoo di Lak Xao arrivarono altri animali che erano conosciuti alla popolazione, ma non dalla scienza ufficiale, tra cui il "Fan Dong" - il Muntjac della foresta matura. Dal Vietnam sono conosciuti 18 crani di un cervo nano, il Truong-Son-Muntajc (Muntiacus truongsonensis), che dai locali viene chiamato " sam coi cacoong " - il cervo che vive nella foresta profonda/fitta. Fino ad oggi nessun scienziato è riuscito a osservare un animale vivo.


Ma le scoperte di misteriosi artiodattili non finiscono qui. Nel 1993 il biologo tedesco Wolfgang Peters scopri su un mercato di Saigon alcune corna inusuali, curvati con una striatura e lungi 45cm. Gli indigeni chiamano l´animale a cui sembra appartengono "Linh Duong", capra della montagna o pecora di montagna. In un primo momento le corna furono attribuite al mitico Kouprey, bovide raffigurato sui palazzi del popolo dei Khmer, é conosciuto alla scienza in principio solo tramite alcune corna e un esemplare catturato nel 1937 dal veterinario R. Sauvel, e poi descritto come Bos sauveli. Nel 1988 si stimava che esistevano ancora 300 esemplari di questa specie nel Cambogia, Laos, Vietnam e Tailandia - la situazione odierna é sconosciuta.

Ma secondo Peters le corna scoperte da lui non assomigliano a quelle del Kouprey, e anche se erano vecchie alcuni decenni (furono raccolte nel 1925), ha descritto insieme all´esperto per mammiferi Alfred Feiler una nuova specie: Pseudonovibos spiralis. In un negozio a Saigon é stato possibile acquistare una scultura in legno con delle corna attaccate, la testa scolpita assomiglia a una capra. Caratteri morfologici delle corna fanno pensare a una relazione con antilopi o capre, descrizione da parte di cacciatori invece a un bovino.

Ma un test del DNA e la composizione degli isotopi da parte di HASSANIN et al. 2001 gettano una luce completamente diversa sul caso. Secondo la sequenza genetica non c´e differenza rispetto al comune bovino addomesticato, Bos taurus, e gli isotopi mostrano che l´animale viveva in ambiente aperto e si cibava di erba, escludendo che si tratti di un abitante della foresta come postulato dalle circostanze di ritrovo dei resti studiati.
Fino a oggi non é chiaro se con P. spiralis si tratta di un animale reale, e se esiste ancora, o il tutto e un abile falso, pensato e fabbricato come talismano magico.

BIBLIOGRAFIA:
WANG CHI & WANG SI YI (1607): San Cai Tu Hui. China.

HEUVELMANS, B. (1965): On the Track of Unknown Animals. New York: Hill and Wang.
HASSANIN et al. (2001): Evidence from DNA that the mysterious 'linh duong' (Pseudonovibos spiralis) is not a new bovid. Comptes Rendu de l'Academie des Sciences, Paris, Sciences de la vie 324: 71-80