Fino al 1960 più di 50.000 articoli scientifici erano stati pubblicati che si occupano tematicamente con la paleontologia dei mammiferi.
Mentre i primi paleontologi all'inizio del 19. secolo si erano occupati in generale di paleontologia, spesso includendo nei loro interessi tutti i vertebrati, dalla seconda meta si osserva una specializzazione in diverse branche di studio. Con l'introduzione del concetto di evoluzione nel 1859 e l'abisso del tempo geologico, l'interesse si focalizza soprattutto alla storia paleontologica umana. Il celebre dibattito tra Huxley e Wilberforce il 30.giugno 1860, assistito da molti interessati, mostra che l'interesse della nostra origine si diffonde anche nel pubblico generale.
Nel 1856 in una grotta nella valle di Neander vengono scoperti i resti del celebre uomo, ma l'interpretazione di questi fossili e artefatti in pietra, attribuiti agli antenati dell'uomo, causerà agguerriti dibattiti. Nel 1863 il geologo inglese Lyell pubblica "The Geological Evidences of the Antiquity of Man", in cui raccoglie le prove per la contemporaneità di artefatti umani e la fauna diluviana nel passato geologico, e stabilisce l'idea dell'antichità del nostro genere e le basi scientifiche per la paleoantropologia.
Con l'imperialismo e colonialismo europeo ricercatori del vecchio mondo sono in grado di studiare mammiferi fossili da quasi tutte le parti del mondo, dai fossili del Miocene greco ai cetacei dalla Russia. La scoperta di ominidi nelle colonie europee dell'Africa stimolano ulteriormente la ricerca condotta sulle origini dell'umanità. Nel 1914 il geologo tedesco Hans Reck raccoglie nella gola di Oldoway piú di 700 ossa e scopre un scheletro umano con caratteri molto moderni, che tramite la stratigrafia del sito viene datato alla notevole etá di 800.000 a 1.000.000 milione di anni. La scoperta suscitá l´interesse e il sito negli successivi decenni verra studiato intensamente, con il risultato della scoperta di molti ominidi pliocenici e pleistocenici.
Mentre i primi paleontologi all'inizio del 19. secolo si erano occupati in generale di paleontologia, spesso includendo nei loro interessi tutti i vertebrati, dalla seconda meta si osserva una specializzazione in diverse branche di studio. Con l'introduzione del concetto di evoluzione nel 1859 e l'abisso del tempo geologico, l'interesse si focalizza soprattutto alla storia paleontologica umana. Il celebre dibattito tra Huxley e Wilberforce il 30.giugno 1860, assistito da molti interessati, mostra che l'interesse della nostra origine si diffonde anche nel pubblico generale.
Nel 1856 in una grotta nella valle di Neander vengono scoperti i resti del celebre uomo, ma l'interpretazione di questi fossili e artefatti in pietra, attribuiti agli antenati dell'uomo, causerà agguerriti dibattiti. Nel 1863 il geologo inglese Lyell pubblica "The Geological Evidences of the Antiquity of Man", in cui raccoglie le prove per la contemporaneità di artefatti umani e la fauna diluviana nel passato geologico, e stabilisce l'idea dell'antichità del nostro genere e le basi scientifiche per la paleoantropologia.
Con l'imperialismo e colonialismo europeo ricercatori del vecchio mondo sono in grado di studiare mammiferi fossili da quasi tutte le parti del mondo, dai fossili del Miocene greco ai cetacei dalla Russia. La scoperta di ominidi nelle colonie europee dell'Africa stimolano ulteriormente la ricerca condotta sulle origini dell'umanità. Nel 1914 il geologo tedesco Hans Reck raccoglie nella gola di Oldoway piú di 700 ossa e scopre un scheletro umano con caratteri molto moderni, che tramite la stratigrafia del sito viene datato alla notevole etá di 800.000 a 1.000.000 milione di anni. La scoperta suscitá l´interesse e il sito negli successivi decenni verra studiato intensamente, con il risultato della scoperta di molti ominidi pliocenici e pleistocenici.
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Nel 20. secolo nuove tecnologie come la datazione radiometrica, e nuove teorie geologiche, come la deriva dei continenti, aiutano a chiarire la biogeografia e danno nuovi impulsi alla sistematica, appena nel 1945 viene pubblicata la sistematica che sta alla base della classificazione moderna dei mammiferi, George Gaylord Simpson "The principles of classification and a classification of Mammals."
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Il 1960 è anno importante dato che vengono pubblicate molte opere che fanno luce sull'origine delle linee evolutive dei mammiferi recenti, inoltre escono i primi articoli moderni sui mammiferi mesozoici, la cui esistenza era stata messa in dubbio in precedenza. Anche se mammiferi fossili erano conosciuti dal Giurassico già da quasi 100 anni, la relazione tra mammiferi mesozoici e cenozoici era praticamente sconosciuta, come era sconosciuta la relazione dei primi terapsidi con i loro discendenti mesozoici.
Progressi nella biostratigrafia e ricerche sull'intero globo spostarono la conoscenza dei moderni gruppi fino al limite C-P. L'ipotesi di Alvarez proposta tra il 1960 e 1970 di un impatto alla fine del cretaceo accese un dibattito sull'apparente improvvisa radiazione dei mammiferi all'inizio del Paleocene.
Con la ricerca sistematica si osserva un'esplosione nei taxa conosciuti, tra il 1960 e 2003 vengono descritti 200 nuovi generi di mammiferi fossili, quadruplicando i generi fino a allora classificati.
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Oggigiorno 4.000 generi fossili e piú di 1.000 generi recenti di mammiferi sono descritti - il gruppo di vertebrati con la maggiore diversificazione e adattabilità conosciuta.
BIBLIOGRAFIA:
COHEN, C. (1998): Charles Lyell and the evidences of the antiquity of man. In: BLUNDELL, D. J. & SCOTT, A. C. (eds) Lyell: the Past is the Key to the Present. Geological Society, London, Special Publications 143: 83-93.
JAWOROWSKA, Z.K.; CIFELLI, R.L. & LUO, Z.-X. (2004): Mammals from the age of Dinosaurs origins, evolution, and structure. Columbia University Press, New York.
POLLY, D.P.; LILLEGRAVEN, J.A. & LUO, Z-X. (2005): Introduction: Paleomammalogy In Honor of Professor Emeritus William Alvin Clemens, Jr. Journal of Mammalian Evolution 12(1/2); 3-8; DOI: 10.1007/s10914-005-6942-5
RECK, H. (1933): Oldoway. Die Schlucht des Urmenschen. Leipzig
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