Sulla rete e siti specializzati, che facilmente chiamano alla sensazione, si sta diffondendo la notizia che una spedizione afferma di avere scoperto i resti della mitica Arca di Noe. Una notizia del genere non vale la pena di approfondire se non nella luce di quello che serie ricerche hanno scoperto realmente sul mito del diluvio universale e il ruolo che questa spiegazione - un’inondazione mondiale - ha giocato nella storia della geologia.
È noto che già Leonardo da Vinci basandosi su osservazioni di fossili nelle colline di Milano rifiuto l´ipotesi di un’alluvione come causa della strana locazione di animali marini, ma fino alla meta del 19 secolo depositi della glaciazione furono interpretate come le prove tangibili del diluvio, da cui prese anche il nome della prima divisione dei sedimenti in prediluviani e diluviali.
È noto che già Leonardo da Vinci basandosi su osservazioni di fossili nelle colline di Milano rifiuto l´ipotesi di un’alluvione come causa della strana locazione di animali marini, ma fino alla meta del 19 secolo depositi della glaciazione furono interpretate come le prove tangibili del diluvio, da cui prese anche il nome della prima divisione dei sedimenti in prediluviani e diluviali.
Già la denominazione "Arca di Noe"* é una frode. Gli autori della bibbia hanno rubato la storia da fonti molto più antiche, Il "Poema epico di Gilgamesh" fu scoperto nel 1850 nei resti di antiche città sumeriche, inciso su tavolette di argilla datate tra il 2.900 e 1.530 a.C.
In questo mito si parla che i dei infastidì dal rumore degli uomini mandarono una inondazione, da cui solo un uomo di nome Utnapischtim insieme a degli animali riuscirono a salvarsi imbarcandosi su una grande nave. Dalla cultura mesopotamica il mito si é diffuso poi sia in storie orientali che occidentali.
In questo mito si parla che i dei infastidì dal rumore degli uomini mandarono una inondazione, da cui solo un uomo di nome Utnapischtim insieme a degli animali riuscirono a salvarsi imbarcandosi su una grande nave. Dalla cultura mesopotamica il mito si é diffuso poi sia in storie orientali che occidentali.
Per quanto riguarda la "scoperta" dell´Arca, non sarebbe la prima volta che é stata scoperta. Nel 1829 il medico tedesco Friedrich Parrot, primo scalatore dell'occidente a salire sull´Ararat (in turco Agri Dagh, la montagna del castigo) poté ammirare una croce del monastero di Echmiadzin (distrutto da una eruzione vulcanica nel 1840), che secondo leggenda era costruita con il legno dell´Arca.
Nel 1919 l´aviatore russo Roskowistzki riprese una strana formazione nel ghiacciaio dell´Ararat, che però con successivi studi si rivelo una semplice formazione geologica.
Nel 1955 un industriale francese, Ferdinand Navarra, di ritorno da una terza espedizione sul luogo, affermo di avere recuperato una trava di legno di quercia dal ghiacciaio dell´Ararat a 4.000m (nei pressi della gola Ahora, dove sorgeva il monastero, sul lato nord-est del vulcano). Una datazione risulto di 5.000 anni, ma la storia inverosimile dell´archeologo dilettante, e dubbi di come una trava di legno si potesse preservare in un ghiacciaio in movimento per 5.000 anni, fece nascere seri dubbi sulla veracità del reperto.
Negli anni ottanta e novanta gli arceologi, come vengono chiamati, si misero a interpretare le foto disponibili di aerei per lo spionaggio russi e americani, senza risultato concreto e solo molte speculazioni su delle macchie nel ghiaccio (un’abitudine che la stragrande maggioranza degli pseudoscienzati non ha perso ancora oggi).
Per la tradizione del corano l´arca si é arenata nell'odierna Turchia, sull´altopiano di Dogubayazit a 2.300m, 300 chilometri a sud dell´Ararat. Questo territorio é ai confini di quella regione che biblicamente era chiamata "Ararat". Esplorando la zona nel 1910, l´archeologa inglese Gertrude Bell scopri una conformazione geologica, che naturalmente fu interpretata come i resti dell´arca pietrificati!
Nel 1994 David Fasold dell´Università del New York presento i risultati di 6 anni di ricerca, e affermo che strati di ossido di ferro rappresentavano i resti delle fasce di ferro dello scafo, e pietre trovati nella zona usati come ancore o stabilizzatori. Ma il geologo Lorence Collins dell´Università della California e il geologo australiano Ian Pilmer, che visito il sito insieme a Fasold, smentirono le strambe teorie di Fasold, che dovette pubblicamente ritirare le sue affermazioni. La struttura non é altro che una grande sinclinale geologica, erosa dal sottosuolo.
La stessa fine sta facendo l´attuale notizia, che viene smentita da Price, un creazionista americano, che - ironia della sorte - avrebbe tutte le ragioni a credere questa favola. Price afferma che le immagini pubblicate sono una truffa, travi di legno trasportati dal mare Nero fino al luogo del presunto ritrovamento.
Neanche considerando le bufale che finora gli arceologi hanno presentato, un' affermazione che montagne di 2.000 a 4.000m possano essere sommersi da una alluvione globale e animali salvati tramite una nave é ridicola, é questo provato da almeno 150 anni da osservazioni geologiche e biologiche.
Ma bufale trovano é troveranno sempre degli stolti che sono disposti far valere cieca fede su ragionevole scetticismo. È non fanno eccezioni giornalisti italiani che riferiscono "notizie" senza alcun controllo. Per esempio la notizia del guru che da 70 anni non tocca cibo o bevande viene riportata nella versione italiana senza alcun scetticismo, mentre sui siti inglesi ci si riferisce anche su dichiarazioni che mostrano che si tratta di una truffa. Casi in passato, di persone toccate dalla grazia divina che affermavano la stessa cosa dell´attuale concorrente, sono risultati delle semplici sceneggiature fraudolente. In una ricerca condotta sullo stesso guru nel 2003, l´uomo ha perso peso - in barba alla magica generazione di manna celeste che lo nutre.
* secondo alcuni - specialmente creazionisti- questo non é un cartone animato, ma un documentario.
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