16.08.2009

La fauna di Jehol

Le formazioni di Yixian e Jiufotang, che comprendono una vasta area nella Mongolia e China nord-est, hanno restituito fossili eccezionalmente preservati di piante, invertebrati, dinosauri, uccelli e mammiferi - guadagnandosi per questo fatto la denominazione di "Pompei del mesozoico" .

Questi fossili comunemente vengono attribuiti alla cosidetta fauna di Jehol, é rappresentano un importante tassello per studiare l´evoluzione degli uccelli e delle prime angiospermie (piante coi fiori) e la radiazione dei mammiferi placentali.


Nella cava di Sihetun, quasi mille chilometri a nord di Beijing, si apre una finestra su un mondo di 120 a 140 milioni di anni fa, il periodo del Giurassico superiore al Cretacico inferiore. I sedimenti fini dei biota di Jehol (dal nome di un antica citta reale e della provincia) che si estendono dalla Mongolia alla Corea, fino all´altopiano del Tibet, contengono talmente molti fossili diversi, che possibiltano la ricostruzione di un intero ecosistema del periodo dei dinosauri. Sono conservati vertebrati terrestri e acquatici, viventi in laghi e fiumi, insiema a piante e invertebrati che fungevano da base del ecosistema.
Ma come si sviluppo questa straordinaria lagerstätte di fossili in gran parte ancora articolati, con dinosauri dove si riconosceva il contenuto dello stomaco, indizio che i corpi non furono trasportati, esposti alle intemperie o saprofaghi, indizio che la morte e la sedimentazione fú svelta e efficace.

Fu una catastrofe a uccidere tutti questi animali? Tra strati di colore grigio spiccano piú raramente strati di colore giallo - strati di pomice vulcanica. Immense eruzioni vulcaniche devono avere ucciso gli animali, che poi si depositarono nei bassi laghi nel paesaggio. Un pterosauro é stato trovato con il suo stesso osso dell´ala conficato nelle fauci, forse l´onda d´urto ha scaraventato l´animale in questa posizione, o l´animale morente si é morso nell´ala. Queste improvvise morte devono essere accadute diverse volte, forse proprio questo ambiente ostile ha favorito la radiazione e l´evoluzione degli animali di Jehol.


Ora grazie agli isotopi dell´Argon si é riuscito a datatre con precisione l´eta di queste due formazioni. Le datazioni sono state effettuata su sei campioni di tufo e due di basalto. Il basalto della parte superiore della formazione di Yixian é risultato avere un´eta di 129,7±0,5 milioni di anni, mentre il tufo della parte inferiore della formazione di Jiufotang ha un eta di 122,1±0,3 milioni di anni. Questi dati dimostrano che l´intera formazione di Yixian si é depositata nel Cretacico superiore in un periodo di 7 milioni di anni.


CHANG et al. (2009): High-precision 40Ar/39Ar age for the Jehol Biota. Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoecology
Volume 280, Issues 1-2, 1: 94-104

06.08.2009

Un mondo (per)di cani


Nella parte orientale del continente asiatico si riscontra una notevole diversità genetica tra i cani - per questo un'ipotesi sulla nascita della relazione uomo-animale collocava in questa regione la domesticazione del lupo, dato che con passare di più tempo più razze si poterono sviluppare.

Nuove analisi effettuate da un gruppo di ricercatori della Cornell University di Ithaca hanno pero individuati ulteriori punti "caldi". I ricercatori si basano su profili genetici di cani provenienti dall' Egitto, Uganda, Namibia sul continente Africano, e Puerto Rico e Stati Uniti sul continente Americano. Per prima cosa i scienziati hanno controllato se gli animali mostravano affinità genetiche con razze di cani del vecchio continente, escludendo queste, dato che risultavano dei ibridi tra le popolazioni indigeni e razze portati dai coloni. Fatto questo, comunque i dati delle cani indigeni mostrano una diversità comparabile con la regione asiatica.
Secondo gli autori, l´alta diversità si basa sulla rapida diffusione dei primi cani addomesticati con i loro padroni, con una successiva forte radiazione e sviluppo delle tante razze di cani conosciuti oggigiorno.

BOYKO et al. (2009): Complex population structure in African village dogs and its implications for inferring dog domestication history. PNAS online

05.08.2009

Mammiferi e cambiamento climatico

Il cambiamento climatico attuale ha o avrà effetti sulla fauna e flora attuale, e se si, quanto radicale sarà questo cambiamento? Una possibile risposta a questa importante domanda viene attraverso lo studio dei cambiamenti del passato, sia climatici che negli organismi.
Il Cenozoico conobbe diverse fasi di mutamenti radicali del clima - la prima si verifico 55,8 milioni di anni fa, il cosiddetto Massimo Termale Paleocene-Eocene (Paleocene-Eocene Thermal Maximum "PETM"), che in un arco di appena 170.000 anni vide un inalzamento della temperatura globale di 5°C. Tra i 53 ai 50 milioni di anni si avrà un’ ulteriore fase molto calda (Eocene Climatic Optimum EECO), con temperature degli oceani piú alti e precipitazioni abbondanti sui continenti, con un deterioramento del clima tra i 50 ai 47 milioni di anni.


Uno studio condotto sulla diversità della fauna nordamericana a quei tempi mostra che durante l´innalzamento delle temperature si osserva un incremento della diversità di specie di mammiferi, seguita da una fase relativamente stabile senza ulteriori radiazioni. Duranti di fasi di deterioramento climatico invece la biodiversità diminuisce, spesso dominata da pochi generi - per esempio il genere vincente durante l´ultima fase climatica fu il piccolo Hyopsodus (Condylarthra).

FONTE IMMAGINE

I ricercatori assumono che temperature alte e precipitazioni abbondanti favorirono il sviluppo della flora e diversi habitat con altrettanto nicchie in cui nuove specie si poterono adattare.

WOODBURNE, M.O.; GUNNELL, G.F. & STUCKY, R.K. (2009): Climate directly influences Eocene mammal faunal dynamics in North America. PNAS, 03.08.2009

02.08.2009

Il primo arboricolo

Sul territorio dell´odierna russia sono conosciuti diversi importanti giacimenti per fossili permiani. Non stupisce per questo un ulteriore importante scoperta paleontologica pubblicata nella rivista "Proceedings of the Royal Society - Biological Sciences" - l´osservazione di alcune particolaritá di una specie di sinapside descritta nel 1994 - Suminia getmanovi. Questa specie secondo gli autori puo essere considerata una delle prime specie arboricole di cui possiamo ricostruire la nicchia ecologica. Grazie alla scoperta di vari - almeno dodici - esemplari ben conservati é stato possibile studiare in dettaglio l´anatomia di questa specie.

Il blocco con i resti fossili ora descritti in dettaglio (tratto da FRÖBISCH & REISZ 2009).

Specie arboricole oggigiorno sono presenti tra i maggiori gruppi di tetrapodi terrestri - mammiferi, anfibi e rettili, é come adattamento alla vita tra rami mostrano simili proprietà e meccanismi - questo fenomeno é conosciuto come evoluzione convergente - per simili problemi la natura ha evoluto simili soluzioni. Suminia, comparata a odierne specie arboricole, possedeva simili proprietà, tra cui lunghe dita, una mano molto ampia comparata all´arto, artigli accuminati e un dito "opponibile". Questo ha fatto dedurre agli autori, che Sumnia aveva i requisiti per una vita tra rami e foglie, forse non solo per scampare ai carnivori, che secondo i resti fossili scoperti nel Permiano russo a quel tempo non erano troppo numerosi, ma anche per ridurre la competizione con altri erbivori.

Ricostruzione di Suminia getmanovi (tratto da FRÖBISCH & REISZ 2009).

FRÖBISCH, J. & REISZ, R.R. (2009). The Late Permian herbivore Suminia and the early evolution of arboreality in terrestrial vertebrate ecosystems Proceedings of the Royal Society B, Online First DOI.