24.01.2010

Nuove ricerche su un vecchio problema: Estinzione della megafauna australiana

Gli ultimi 50.000 anni sono testimoni di una notevole perdita di specie di animali sul continente australiano, stime dell´estinzione comprendono un terzo delle specie di mammiferi e gran parte dei rettili e uccelli di grandi dimensioni. La causa di questa estinzione é ancora discussa tra cambiamento climatico o dell´ambiente e l´influenza dell´uomo.

Fig.1. Il tilacino si estinse sul continente australiano 3000 anni fa, nella Tasmania sopravisse fino al 1936, finche la caccia indiscriminata non fini completamente la specie.

Uno dei maggiori problemi é l´esatta datazione della scomparsa delle singole specie.
Scoperte in caverne e su rive di laghi fossili sembrano confermare che l´estinzione sia avvenuta prima dei 35.000 anni, ma altri siti al contrario fanno pensare che alcuni marsupiali giganti siano sopravissuti fino ai 25.000 o perfino 6.000 anni fa.
L´esatta data é importante per determinare il colpevole: 50.000 anni fa l´uomo ha raggiunto il continente, mentre nell'arco di tempo dai 40.000 anni in poi il clima in Australia ha subito notevoli cambiamenti. e tra i 25.000 a 15.000 anni fa il livello marino si é abbassato di 100 metri.

Prima dell´estinzione 40 specie di marsupiali di grandi dimensioni pascolavano le praterie di cespugli dell´entroterra - lo studio di denti fossili conferma che alcune specie si cibavano di piante erbacee, mentre altre preferivano foglie e arbusti . Il suolo povero e il clima avverso sopportavano solo un ecosistema povero, nientedimeno il marsupiale erbivoro Diprotodon raggiungeva le due tonnellate di peso. Carnivori erano radi tra i marsupiali, sono conosciute solo alcune specie, la tigre marsupiale della Tasmania o tilacino (Thylacinus cynocephalus), il leone marsupiale (Thylacoleo carnifex) e il diavolo della Tasmania (Sarcophilus harrisii).


Nuovi metodi di datazione mostrano che i fossili delle specie di grandi dimensioni e i resti degli strumenti umani risalgano allo stesso periodo, caratterizzato da un clima mite
- sarebbero le attività umane e non un cambiamento climatico all'origine dell'estinzione della megafauna australiana avvenuta 40.000 anni fa.
Ad affermarlo è un nuovo studio i cui risultati sono riportati sulla rivista "Science" a firma di Richard Roberts dell'Università di Wollongong e di Barry Brook dell'Università di Adelaide.
A far propendere per la spiegazione umana vi sono i nuovi metodi di datazione che mostrano come gli esseri umani e la megafauna siano coesistiti per un periodo di tempo relativamente breve in Australia, poiché i resti fossili delle ossa e gli strumenti degli aborigeni sono datati allo stesso periodo.
Ciò fa pensare che sia la caccia e il fuoco usato dall´uomo per spianare la vegetazione sono la causa più diretta della scomparsa di molte specie di grandi dimensioni. "Il dibattito sulle possibili cause delle estinzioni del tardo Pleistocene è continuato per più di 150 anni, con gli studiosi divisi su due fronti contrapposti", ha spiegato Brook. "L'Australia è stata colonizzata durante un periodo in cui il clima era relativamente favorevole, il che corrobora l'ipotesi che sia stato l'uomo, e non il cambiamento climatico a causare l'estinzione."

A confondere notevolmente il quadro delle conoscenze è stato il sito di Cuddie Springs, nella parte occidentale del New South Wales, in cui i fossili di enormi canguri, uccelli giganti e di diprotodonti furono trovati negli stessi strati sedimentari con utensili in pietra, inducendo gli studiosi ad accettare "l'inequivocabile evidenza" di una lunga coesistenza dell'uomo con la megafauna.
In quest'ultimo articolo pubblicato su Science, invece, Roberts argomenta che la datazione diretta dei fossili mostra che fossili e strumenti umani del sito si sono mescolati nell'arco di migliaia di anni, molto dopo l'estinzione degli animali giganti. "Dato che gli esseri umani arrivarono in Australia tra 60.000 e 45.000 anni fa, l'impatto umano fu il fattore principale che causò l'estinzione, o tramite la caccia o tramite lo sconvolgimento dell'habitat", ha aggiunto Brook.

Ma secondo lo studio del sito menzionato di Cuddie Springs (datato a 36.000 ai 30.000 anni) da parte di FILLIOS et al. i risultati non confermano l´ipotesi di ROBERTS e BROOKS. La sua tafonomia sembra mostrare che gli uomini in questo sito lavoravano ossa di animali già morti, la megafauna però esisteva ancora (cioè per molto tempo dopo l´arrivo dei cacciatori), anche se in declino, e l´uomo mostrava poco impegno a cacciarla.

BIBLIOGRAFIA:
FILLIOS, M.; FIELD, J. & CHARLES, B. (2010): Investigating human and megafauna co-occurrence in Australian prehistory: Mode and causality in fossil accumulations at Cuddie Springs.Quaternary International 21: 123-143
ROBERTS, R.G. & BROOK, B.W. (2010): And Then There Were None? Science Vol. 327 (5964):420 - 422

Le Scienze (Ed.) (online 22.01.2010):
La soluzione di un annoso dibattito - La mano dell'uomo dietro l'estinzione della megafauna australiana.

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